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CRITICA

... Sospese tra generi ibridi -arte ambientale e architettura artistica 
insieme- le opere di Dante Maffei sono oggetti estetici, che si relazionano con il 
fruitore tra le variabili dello spazio, riflettendo luci ed ombre e mutando con esse. 
L’uso del metallo come medium principe, la predilezione per gli effetti 
ottici che si dispiegano sull’ottone e sull’alluminio così come le ustioni del 
laser sulla materia, inscrivono la poetica dell’artista in un’alchimia contemporanea. 
I metalli sono condensazioni di energie, e ai colori antitetici per tradizione dell’oro e dell’argento sono associati attributi e influenze magiche, di risonanza astrologica. 
Anche la rifrazione della luce sui corpi, un tempo al centro dei trattati di Perspectiva di 
Ruggero Bacone, è composta di luce e colori che insieme rivelano solo progressivamente 
la natura cangiante del corpo dell’opera, dove la loro fisicità strutturale e materica 
ha bisogno di tempo per la lettura e l’ascolto...

Vera Canevazzi

catalogo Booming 2023

“Il cantico delle creature” è l’opera di DANTE MAFFEI. Un titolo che fa pensare a uno dei testi più poetici della letteratura antica. Ma qui, l’artista non parla della natura come riflesso di un Dio buono, ma ci fa riflettere sul problema degli allevamenti intensivi. L’opera attraversata da vari strati di lamiera, mostra comunque la sua luce interna..."

da Nature is urgent - Viglienasei Art Gallery Siracusa
a cura di Marilena Vita e Carlo Felice ,2019





.•[...) Ma l'asciuttezza dei materiali e dei temi affidati ai suoi peculiari mezzi espressivi non è per nulla priva della componente emotiva.
Essa si annida nelle tracce lasciate dal bulino e del laser. Si fa più esplicita. poi. nelle fenditure-segno impresse nel metallo. In questa circostanza. addirittura l'artista si concede un momento di abbandono al caso. Tanto che quei segni sembrano colature cromatiche e materiche abbastanza spontanee.
Che poi. dato Il contributo del neon. si tratta di segno- luce.E però, il segno inciso. anche se puntualmente ben calibrato e controllato. ha carattere tendenzialmente libertario dentro e sopra l'architettura dell'oggetto scultoreo. Maffei tesse tracce ora razionali e a fondamento statico. ora sagacemente libere. Accade allora che Tatlin si fonde con Chagall le forme inflessibilmente geometriche formano un forte pattern con trame in sospensione. quasi in levitazione Che se poi. come spesso accade. questo pattern è intriso di atmosfera. il terreno emotivo è provocato da una condizione complessiva malevichiana quasi da ""Quadrato bianco su fondo bianco·.Maffei ha la capacità di raccontare in modo affascinante storie improbabili ma di sicuro appeal da vero 'neoiconodulo"· che comunica i suoi messaggi in maniera non accademica nè transitiva tourt court.ma facendoci
pensare e sognare contemporaneamente•.

Carmelo Strano
da Un vero neoiconodulo
catalogo Dante Maffei Cicli 2016 Faenza Voltone della Molinella

SPECCHI  DELLE  MIE  BRAME


Il mondo resistente nell'opera di Dante Maffei

 

 

 

                             «Nelle categorie della materia il sì e il no significano tenero
                             e duro. [...] Tutti gli oggetti resistenti portano il marchio
                             delle ambivalenze di aiuto e di ostacolo. Sono esseri da
                             padroneggiare. Ci conferiscono l'essenza della nostra
                             padronanza, l'essenza della nostra energia».
                                     (G. Bachelard, La terre et les rêveries de la volonté:
                                                    essai sur l'imagination de la matière)


                             «Gli specchi appaiono da per tutto. Si ritrovano sulla luna,
                             nelle gocce di pioggia, nelle nuvole e in tutta l'atmosfera.
                             Un volto femminile, arcobaleni, luna e soli multipli, persino
                             figure immaginate e proiettate dal pensiero vi appaiono
                             come fantasmi. Lo specchio rivela l'invisibile».
                                                             (J. Baltrusaitis, Lo specchio)

 

 


All'inizio della sua analisi monumentale sul rapporto dialettico, a volte violento e persino drammatico, tra l'immaginario dell'artista e l'immaginario altrettanto attivo della materia, Gaston Bachelard prosegue: «Non si danno immagini della materia senza quella dialettica di attrazione e di repulsione; ... dialettica che qualche volta si trasforma curiosamente in una ostilità ipocrita della morbidezza o in un provocante invito della durezza. A ogni modo le radici dell'immaginario materiale risiedono nelle

immagini primordiali della durezza e della morbidezza» (1).

Credo che pochi artisti contemporanei come Dante Maffei abbiano affrontato ed esplorato proprio queste qualità archetipiche della materia (appunto durezza e morbidezza) con tanto lucida coscienza che l'inorganico che egli affrontava (cartone, carta, lamine di metallo) non veicolava inerzia immaginaria e simbolica come sua propria essenza. Ma al contrario, nelle sue determinazioni molecolari, rivelava cariche specifiche di energie immaginarie da conoscere profondamente, da affrontare, anzi da aggredire e domare metaforicamente come condizione necessaria ad avviare quanto Klee chiamava "la genesi" dell'opera o,più semplicemente,"la messa-in-opera".

Ad eccezione delle carte, il lavoro di Maffei si avventerà soprattutto sulla durezza di superfici metalliche;anche se il fuoco del laser, agendo come una folgore del dubbio, scaverà spesso l'ambiguità del solido e del liquefatto. Proprio questa ricerca e questo esercizio di una energia ­contro, sostiene ancora Bachelard,risveglia la consapevolezza cosmica del fare: «Il mondo resistente ci proietta oltre l'essere statico, anzi oltre l'essere. E allora i misteri dell'energia ci si presentano» (2).

 Così possiamo dire che è "il cimento dell'invenzione" ingaggiato "contro" le materie con le loro specifiche qualità fisiche, ma anche con le loro altrettanto specifiche potenze simbolico-immaginarie a condurre Maffei attraverso gli "enigmi energetici" ai confini o piuttosto alle tangenze e alle intersezioni fra generi artistici diversi come pittura,incisione, scultura, architettura. Laddove la scoperta, l'esplorazione e la pratica di queste coincidenze è come comprovata, verificata, direi quasi"festeggiata" da una deflagrazione di luce in strutture e frantumazioni di riflessi di superfici specchianti. Un risultato di nostalgia alchemica nella ricerca della "grande illuminazione" evocata e suscitata dai precordi del metallo. Un po' come lo Speculum majus citato da Baltrusaitis: «La realtà non vi è riprodotta, ma frantumata ed è un mondo altro che si ricompone con i suoi stessi detriti. Le medesime leggi del riflesso che su una superficie continua e piana riproducono una realtà simultanea, su specchi frammentati e disposti incoerentemente producono visioni irreali e fiabesche» 

Per Dante Maffei i generi e le tecniche nei quali si presenta e si svolge più drammaticamente e con esiti più ambivalenti la dialettica del rapporto durezza -resistenza/morbidezza-arrendevolezza,sono senza dubbio i disegni a gessetto e flatting più fusaggine su carta e tela e le stampe da incisioni a bulino e laser.

Anzi, si direbbe che qui, operando in una sorta di interstizio percettivo, l'artista attui una anamorfosi materica dove si alimenta quell'inganno di ostilità del morbido e di provocazione invitante del duro di cui abbiamo parlato. Gli enigmi della materia(tramite i materiali) e delle sue energie molecolari e simboliche,contenute o sprigionate, vengono qui suggeriti, con grande inquietudine,nella vicinanza, anzi nel confondersi di valenze materiche diverse, se non incongrue; e ancora in una visione di "nostalgia alchemica" vengono in mente "i metalli vicini" che Marcel Duchamp aveva insinuato,incastonato nell'interstizio tra le due lastre del Grande Vetro a suscitare

l'irrisolvibile, tragica ambiguità del rapporto tra il biologico e il meccanico.

Le carte, anche metallizzate, la tela, raramente il legno, nella loro porosa, assorbente generosità, sopportano "a stento" tecniche aggressive e rudi materie come in implosione, come in introspezione e in attesa di una luce che, nelle sculture, le lamiere folgoranti di riflessi accenderanno.

Il gesto e la materia si incontrano (o si scontrano) interpretandosi reciprocamente in una esaltante sfida tra immaginari, che si impone anche per singolari e coraggiose soluzione tecniche. Prima ancora del metallo delle sculture, il gesto pittorico (ma già pre-scultoreo, come fosse alla ricerca del paradosso costitutivo della materia) aggredisce e tortura le epidermidi tacite della carta con i tatuaggi del carboncino o del gessetto,le cicatrici del flatting, l'ombra aspra e minacciosa della fusaggine; e con le stigmate inquietanti riportate sui fogli dalle lastre metalliche incise dal bulino e penetrate dal laser.

Di virulenza gestuale e materica si può parlare per Sigillo, un recente (2015) straordinario disegno a gessetto e a flatting che sembra proporre la staticità di una scultura ben poggiata sulla sua base e che,paradossalmente, quasi acusticamente, propone una dinamica esplosiva fatta di densità, di spessori e di compattezze energetiche in violente espansioni e rarefazioni. Un tema che si ripropone non più come "esplosione", ma piuttosto come dislocazione e obliquità di forme dure dentro uno spazio fluido, in un elemento Dal ciclo della tempesta del 2005. Gli spari roventi del laser crepitano sulla carta di un altro componente Dal ciclo della tempesta, come in un remoto evento di frammenti e di tracciati cosmici, bloccati da fuoco e acciaio in una notte del 2012.

 Qualcosa di ancora più complesso si svolge in opere come Petrolio (composizione su carta a flatting e fusaggine, 2008) e L/L (flatting e fusaggine su tela del 2014); ambedue sviluppi di una linea di ricerca che aveva visto in passato risultati particolarmente affascinanti come la grande tela E lucean le stelle (fusaggine e flatting del 2006), le carte Studio del 2004 e del 2005, ancora con fusaggine e flatting. Qui l'eccitarsi reciproco dell'immaginario dell'artista e dell'immaginario della materia, questa loro introspezione speculare, comporta una sorta di comune inabissamento, "oltre l'essere", come sostiene Bachelard,laddove "ci si presentano", arcane, le essenze profonde della materia.

Niente di paradossale dunque se nelle profondità di queste essenze l'artista ritrovi i confini ultimi, non più contrapposti, ma adiacenti del caos e dell'ordine: un caosmos dove si mescolano perpetuamente il magmatico e lo strutturato, l'organico e l'inorganico, l'energia e l'inerzia.

Sul fondo flatting e fusaggine si addensano o fluiscono e si disperdono come vortici e aloni frattali di galassie remote; o come brulicare di microorganismi in una goccia d'acqua o come nubi stranite da un tornado. La natura labirintica dell'infinito spaziale si rivela in questo scambiarsi del micro e macrocosmo, mentre la dialettica materica del duro e del morbido, della opposizione e della accettazione, si coniuga con quella dell'informale e del costruito. Così, in una insistente ambiguità bi­ e tridimensionale, reticoli di coordinate geometriche fermano e fissano in labili ed effimere latitudini e longitudini il flusso di quelle profondità eruttive di una materia dalle origini e dalle mète sconosciute: due universi si sovrappongono senza conoscersi e interferire

Un sorprendente sincretismo concettuale e formale, a mio parere oggi di grande originalità e innovazione, Dante Maffei lo realizza prepotentemente nelle opere scultoree e "ambientali" anche grazie (lo ripeto e lo sottolineo) a una sua singolare e ormai rara maestria tecnica e abilità manuale.

Il sincretismo si attua tra il bidimensionale e il tridimensionale, tra le superfici e i volumi, tra l'esterno e l'interno, l'aperto e il chiuso, il continuo e discontinuo, ancora tra la durezza ostile e la morbidezza ospitale; tra incisioni, strutture, spessori e graffiti. Il tutto, come dicevo all'inizio, "festeggiato" dal deflagrare e balenare di quella luce riflessa dall'intrico di specchiamenti creati a bulino sulle superfici satinate: un iridescente effetto madreperla. Vere e proprie strutture architettoniche l'artista le aveva concepite e realizzate anche in passato in interni pubblici e privati; come, tra altri, il grande tamburo di alloggiamento di uno schermo televisivo (Geografie expressions) del 2000 alla sala J.W. Thompson di Milano o la colonna Derive in una casa privata di Bologna del 2001 o il grande camino Geografie expansions del 2002 al Nouana casa privata a Rabat.

Opere site specific come l'allestimento-container Graphie/Tefillin (Genova, 2008) o il micro spazio Domus 3000 d.C./System of Survival (Bologna, 2009). Un'opera,quest'ultima, che porta alle estreme conseguenze gli enigmi del rapporto superficie/profondità, palese/segreto. I riflessi pungenti e glaciali delle pareti esterne difendono, nascondono e conservano un tesoro di scritture che il fuoco ha inciso sulle pareti e reso rovente memoria indelebile e occulta. E ci sono anche tanti allestimenti a pannelli: memorabile quello di grandi dimensioni di lastre di lamiera zincata incise a bulino e laser e illuminate dall'interno con neon,del 2002, a Genova, allo Spaziodellavolta (Agorà-Stratigraphie). Allora, che si tratti di pannelli delle più varie dimensioni, singoli o parti di allestimenti, di vere e proprie strutture architettoniche o di curiosi, indefinibili creatori di spazio e contenitori di volumi, le sculture di Maffei si nutrono di una febbrile padronanza di molte arti e mestieri e tecniche nella reciproca eccitazione simbolica delle materie utilizzate e della fantasia liberata. Il tema della malleabilità nella durezza dell'acciaio o dell'ottone, della loro aspra resistenza alla punta del bulino e del loro fluidificarsi alla combustione del laser, definisce i piani formali e compositivi che si sublimano ulteriormente con una sorta di surplus, di dépense metaforica nell'innesto della luce "esterna" dei riflessi, con le fluorescenze neon dell'interno,sfuggite dagli squarci del laser.

 Da sempre anche le superfici "piatte" delle sue composizioni sono costruite, strutturate con puntiglioso vigore quasi "orafo", come puzzles rigorosamente geometrici, direi "costruttivisti". Come in Consequences 2007 dove si intersecano e si incastrano vari piani di rilievo in ognuno dei quali il bulino ha acceso lo specchio di una superficie disegnata o se vogliamo frantumata in sapienti messaggi geometrici. Come accade anche con straordinario vigore in Mutability Flux, antica icona del disco

solare. Mentre in Graphie il nitore armonico della composizione è"disturbato" dalla apparente accidentalità offensiva delle opache bruciature del laser sulle amorevoli, sfolgoranti abrasioni del bulino. In Tempo/4 movimenti(2015), mentre la grande scansione triangolare del pannello sembra riproporre con netto, deciso e freddo rigore formale la nitida evidenza di una formula teorica supportata da segni e simboli come graffiti ancestrali, il laser scrive nello spazio con la luce segreta e

profonda di un mistero ineliminabile.

 A mio parere opere come System of Survival (2004) oppure come Graphie/Consequences (2004-2006) vere e proprie architetture che racchiudono in una cassaforte di luce volumi di spazio irraggiungibile nel mescolarsi di flussi di luce epidermica e segreta, richiamano anche gli enigmi fascinosi delle "scatole" e dei "gabinetti catottrici" del sei-settecento che, con i loro illusionismi ottici di specchi e di superfici riflettenti, facevano impazzire collezionisti di Wunderkammer, sovrani e

nobili. Così scrive in proposito Jurgis Baltrusaitis: «La magia e la mitologia si trovano associate direttamente a una operazione scientifica per eccellenza, basata sui raggi incidenti e riflessi che trasfigurano e rovesciano il mondo visibile [...] gli inganni ottici, le distorsioni controllate corrispondono a necessità interiori come quelle di conoscersi profondamente» (4).

                                                                           

 

PIETRO  BELLASI

Milano, marzo 2016


Note

(1)   BACHELARD, G., La terre et les rêveries de la volonté. Essai sur l'imagination de la ma-
      tière, Paris, Corti, 1947, p. 18

(2)   BACHELARD, G., ibid, p. 18.

(3)   BALTRUSAITIS, J., Le miroir, Paris, Seuil, 1978, p. 12.

(4)   BALTRUSAITIS, J., ibid, p. 18.


 dal catalogo DANTE MAFFEI  CICLI    in occasione della mostra personale alla Galleria Comunale d'Arte VOLTONE DELLA MOLINELLA FAENZA

 

DANTE MAFFEI

Nel tempo e nello spazio della luce

di VIANA CONTI - 2013

 

Dante Maffei (Bologna 1962) artista immediatamente identificabile, nell'ambito dell'Arte Ambientale, della scultura, dell'installazione site specific, per le sue iscrizioni su ampie lastre zincate, su ottoni bruniti, rinvianti alle sensibili incisioni della puntasecca, ma realizzate con il ricorso al laser, sceglie, per il progetto Portofino Contemporary Art, il divenire di un processo su materiali e struttura inediti, rispetto al suo campo di sperimentazione. La matrice da cui viene poi stampata l'opera esclusiva parietale, di struttura ortogonale, intitolata Graphie Time/Space, cm.189,5 x 112 x 4, del 2013, consta di un telaio in legno brunito al cui interno vengono inserite carte metallizzate dorate, fissate a pannelli rigidi. L'esito è quello di realizzare, con una tecnica antichissima come quella del graffito su acciaio, zinco, ottone, un polittico astratto contemporaneo che detenga,nell'iridescenza dell'oro, tutta la valenza sacrale e simbolica di un'opera medievale,simulando tuttavia, sulla pelle delle carte dorate, incise, accarezzate, graffiate, elaborate,segnate, come sfida epocale, il più paradossale degli effetti pixel.

La scommessa che l'artista fa a se stesso è quella intrigante e stimolante, quanto alla resa percettiva dell'opera, di partire dalla carta per arrivare alla carta, la preziosa carta da parati Selecta. I fattori tempo, spazio e movimento, sono da sempre fondamentali nell'opera di Dante Maffei, relativamente alla sua interazione con l'ambiente, con gli arredi, le luci e le ombre reali e metaforiche dell'esistenza, ma anche rispetto alla fruizione del destinatario, che, in questo caso, con quell'opera dovrà condividere giorni e notti, rituali quotidiani e proiezioni sul futuro, sogni e progetti.

Un'opera la sua che richiede percettivamente una lettura,meglio una contemplazione,fenomenologica, in sintonia con la visione teorica del filosofo francese Maurice Merleau-Ponty.

L'artista si impegna nella messa in opera di un emblematico processo di progressiva scoperta della doratura, muovendo dalla rimozione,tramite le fitte incisioni, dell'iniziale brunitura con il bitume giudaico, attuando così un simbolico percorso alchemico dalla nigredo all'albedo, non solo riferibile alla trasmutazione dei metalli, ma estensibile ad una possibile crescita spirituale.

La parola è sempre presente nelle opere di Dante Maffei, sia come ampia citazione, nelle installazioni pubbliche o comunque di fruizione collettiva, sia come titolo, formulato citando i punti fondamentali del suo operare che, nell'opera in questione, sono Time e Space, il Tempo e lo Spazio.

 

dal catalogo Portofino Contemporary Art per Selecta Parati Genova,prog.di Art Commission Genova 2013

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                               

"CAVALLO + LIBRO DEI SEGNI /OMAGGIO A BOCCIONI" DI DANTE MAFFEI

Milano, 9 luglio 2012

 

Il segno grafico e incisorio su metallo, in questo caso ottone, vola. Dante Maffei si lancia in un dinamismo ambiguo, tra metafora e fenomenicità. Grazie a Cavallo+Libro dei Segni, la sua scultura del 2011-12 di cm. 200 x 100 x 50. La misura di cinquanta riguarda il libro, ossia l'apertura delle ali del cavallo. Sì: sovrapposizione di segno e forma, di iconicità e simbolo. Presto detto: un ippogrifo, a dispetto del tradizionale cavallo di Boccioni a cui l'opera è dedicata e da cui trae ispirazione.

Una sorpresa. Nessuno si aspettava, nemmeno chi scrive, dal solido, incisivo (come economia formale), e appunto fenomenico Maffei (fenomenico fino all'originale valenza ambientale delle sue opere), uno sprint non verso la simultaneità attiva ma verso la sua dispersione quasi, o abreazione (dando senso metaforico alla  parola), o catarsi. É il caso di dirlo: Boccioni si coniuga con lo spiritualismo del Bergson dei “dati immediati della coscienza”; la simultaneità sommuove docilmente, quasi scorre (“il panta rei” di Eraclito), piuttosto che innervare vorticosamente i piani di azione.

Il cavallo è in piena corsa, come negli esperimenti delle zampe che non toccano il terreno propri di Eadweard Muybridge e inoltre con la sua riduzione quasi a sagoma come nelle sculture di Mario Ceroli,Dante Maffei giocando di neoiconodulia, fonde figurazione e segno puro, avanguardia e comunicazione transitiva, e ingaggia la sua alata corsa ariostesca sul terreno dell'estetica dell'Opera Ellittica.

 

CARMELO STRANO

dal catalogo Dante Maffei Analysis 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

Dante Maffei nel tempo non simbolico

 

 

Lucidissime casseforti, smaglianti pareti riflettenti se non se stessi, avidità  dell'immagine, politezza che indica una maliziosa colpa senza il senso di essa, ignoranza del vissuto, del trascorrere del tempo nel Tempo che neppure si sa che esistono se non vecchia reminiscenza scolastica, superata dall'iperattivismo del consumo e del prodotto, ciclo vitalissimo di morte, rotondità imperfetta di una vita che si mangia e che determina la morte di sé e dell'altro, rotondità sghemba che nega la perfezione ed esalta la fissità - la morte -  delle cose, dei viventi soprattutto.

Su questo lavora Dante Maffei accettando ulissiacamente, con contromalizia, i lavori commissionati “dal contemporaneo monsignore” che dissemina di incisioni graffiate che sono parole accese, rosse, accuse, memorie, tentativi di riportare la commissione e il committente alla vita, alla naturale vita che si esprime per toni di lemmi che chiedono di essere letti, desiderano essere i primi ad essere veduti e sentiti perché sono la parte più autentica di queste operazioni di larga scala operate da Maffei.

Riscatto sottile, retorico d'artista che riscatta se stesso e la sua arte per non essere soffocato dal peso che pende sopra di lui per negarlo, una volta eseguito il compito, che è opera.

Riscatto e protesta sono queste lucide costruzioni che dicono, inoltre, come l'architettura in tempo di miseria artisticopoetica, sia l'attività creativa di punta, il luogo dell'inizio del necessario e doveroso “riprendersi artisticopoetico”.

Riscatto che rimane protesta per un mondo tirato tra la dimensione stabile e quella transitante, epoca di miseria artisticopoetica che dimentica Licini Melotti de Stael che rifuggono il grandioso e lo spettacolare che è solo spettacolo, intrattenimento, diletto postprandiale.

Ecco, di contro, le incisioni/parola di Dante Maffei: canto...più...interrogativamente...senza...tecnica...specie...next phase...perfect...theoria...

Ecco i suoi disegni, le sue intimità di foglio che meglio chiariscono questa lotta contro i dominatori del sistema dell'arte, contro l'antigusto, contro l'anticultura, l'antipensiero, tutte posizioni contro l'uomo che si può salvare, in certe occasioni, solo navigando lungo le coste, di contrabbando alla ricerca dell'oro ovvero del mito dove aiov e cronos s'incontrano ed avviene artepoesia.

 

Ettore Bonessio Di Terzet

da COBOLDARTE rubrica di Artepoesia per LA VOCE del 6/2/2015

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                          

 

                        

 

 

 

 

 

 

POESIA SIMULTANEA DELLA LAMIERA

ABBEVERATOIO DI VELOCITA' EQUINA

 

Sinuosa lentezza  lungo una strada dritta che si insinua vezzosa fra i filari plananti della pianura padana in cerca di estatica radura all'ombra dell'olmo incantato. Nitrisce la furia icariana di un equuscaballus stagliata ritagliata dal manto splendente lucente, causa led luminosi incastonati nel tumulto di lamiera tranciata.

Danza radiosa divinità dai tendini tesi eleganza flessuosa del dio in terra che scalpita estatico a testa bassa lanciato zoccolo impervio contro terra, contro asfalto sprizza scintille slancia luciferini strali contro ruote di ferro cingoli gommati strali in 3D su schermi al plasma plasmati  e bollenti, video haccadì tremebonde immagini di pixel intronati/incantati.

Dove sono le zampate datrici di velocità sempre crescente in distanza lunare da code cavalline criniere incrostate e incoronate da raggi laser dalle scie argentate, confitte in una luna che si scompiscia dalle risate, solleticata da missili, sputnik, razzi, navicelle e navette lanciate con furia diabolica contro il satellite da poeti ed erinni evocato? Fosti fosca all'improvviso in un' ombra da solenoide come furia attratta, precipitasti, scalpitando fiera di muscoli tesi esaltati  da eroe di giumente scolpite in un olimpo equino e metallaro.

Gioconda maestria di rapidità animalesca cuore di macchina furoreggiante di vapori dalle frogie d'acciaio da cui espiri fremore bollente, vene zampillano mercurio o argentovivo, arterie percorse da fiumi di acciaieria da cui palpita rapida vita astrusa ed estrusa. Zoccoli di uranio battono terrecotte fumiganti, spigolano i graniti in un tamtam, un pompon di triphop, r and b ed electrodance ritmate, regolari, di clippetecloppete sul ventre teso della terra inesplosa.

Vorrei beffare il tuo orgoglio gorgogliando rigoglio entro le mille+mille+cento=mille/1100 

milioni 

di nitriti e nitrati 

nel fumo distonico che s'erge furente mentre ingoia il mare tutto blu in un estro grigiore di fumi d'asfalto ventre a terra percorsi. Dentuto e nasuto masticapietre miliari correndo iperteso contro automobili spinte dal vento elettrico come si osa in oriente nel dominio del dragone catalettico parente metallico del serpente piumato. Cambia vrooom e sorpassa con le sole quattro zampe motrici sparate come freccia inossidabile in imperturbabile linea retta. Adieu mon cheval à vapeur.

Ansimare, nitrire, espugnare a testa bassa intramontabili spazi verdi, ippodromi, prodromi  indigesti di piste equestri appunto acceleri l'andatura caracollando in ambio poi dritto sparato con bellica prestanza per almeno 50 chilometri. Quadrupede di indefinita iattanza corri come un inno alla velocità corri RIBOT corri robot corri ribaldo senza voltarti indietro, pezzo unico dal DNA cubofuturista sei progettato per mescolare sangue e atomi di uranio nelle tue vene al titanio sei disegnato per resistere al tempogramma, per stravolgere l'idea stessa di scultura equestre.

Saldature, vene ossidate sulla tua pelle metallescente; sotto pulsano mille motori al quarzo, motori elettrici, caldaie a vapore, centrali atomiche che intuisci quando i muscoli esaltano il grido disperato della tua voglia di sfida.

Baldanzosa esultante caracollante brivida pelle, madida di sudore opalescente liquido brillante stilla di nervoso fremore distillato di rugiada odorosa di resina sudore metallo fuso; spavalderia che deride la macchina mentre echi dei diesel arrancano dietro la statuaria mole equina. Un gigante dagli zoccoli d'acciaio un tank che rumina l'arte del bulino incestuoso, mitiche natiche lucide come pistoni o stantuffi possenti in perenne sfida gravitazionale.

Ora in gara di nuovo senza concorrenti, senza freni e-saltante, esultante, insultante nella folle sfida agli oggetti carenti. Sei figlio di una tranciatrice e di un laser; poi esulti nella vittoriosa lotta contro il martello, la mazza e la pressa. Infine fulgido quadrupede apparentato all'ippogrifo abbassi i tuoi occhi in silenzio dopo una scarica di rivetti  che ti incoronano di eternità.

Corri fratello nervoso, corri figlio lucente della dinamica, voglio insegnarti ad accelerare il pensiero dall'impeto digitale avvoltolato in un clouding infinito, rarefatto come un paradiso dei cavalli meccanici dove lo zoccolo magistrale inciampa in un bit.

Sei un cavallo di marca. Un purosangue che si smarca dai compagni di carne, di sangue e di bauxite, garrese robotico che galoppa nelle vette più alte del pianeta di cristallo dove un orrido tamtam di anime innesca una litania infinita nella nostra vita incestuosa di cloni. Ecco il cavallometallo.

 

rolando dotti duemiladodici

dal catalogo Dante Maffei Analysis  2012

 

ALICE ZANNONI : ‘Deliquium solis e del divenire animi’ 2012

 

Il sistema astronomico è una metafora ideale per introdurre il lavoro di Dante Maffei: se in primis l’input viene dallo stesso artista che esplicitamente ha accolto il fenomeno dell’eclisse solare come musa ispiratrice, non mancano altri importanti riferimenti che sottendono una Weltanschaung di matrice scientifica: l’impostazione rigorosa del fare si mescola alla potenza creatrice del pensare dando alla luce una miscellanea Rivoluzione che coinvolge il fruitore.

E’ necessario abbandonare la ratio della scienza moderna (via allora eliocentrismo, Copernico e Keplero!) per spingersi in una dimensione altra che pone l’osservatore al centro della scena ma non con una declinazione ermeneutica para-futurista che sulla scia del monito boccioniano mirava al coinvolgimento polisensoriale dello spettatore, bensì attraverso una fruizione che recupera i tempi necessari, sempre relativi e mai assoluti della percezione.

Le opere di Dante Maffei svelano se stesse nel tempo dilatato dell’osservazione, un vedere policentrico che richiede lo spostamento di chi guarda, ciò non per effetto di un’illusione ottica che rende riconoscibile l’oggetto solo se visto da una posizione precisa ma, al contrario, perché l’opera vive della possibilità plurima della riconoscibilità grazie a gradi di rivelazione dovuti proprio sua fisicità (strutturale, operativa, materica) che non è un tessuto continuo ma frattale, scanalato e discontinuo se pur nella più coerente paratassi della composizione.

Dante Maffei non solo rappresenta le eclissi, esplicite in tal senso le incisioni al laser “Graphie/Diavoli che oscurano il sole”, ma fa funzionare il lavoro esattamente come il raro accadimento di “deliquium solis”: qualcosa scompare mentre qualche altro dettaglio si palesa agli occhi di chi guarda; le opere restano statiche e si muove l’osservatore che deve scovare il profilo unico della poiesi.

L’oscillazione in zone d’ombra, l’incidenza della luce nelle diverse ore del giorno, la congiunzione tra lo spazio personale e la prossemica sociale pongono lo spettatore in una posizione privilegiata. Resta indubbiamente necessario il bisogno di accogliere il suggerimento implicito dell’artista e riuscire a godere del tempo infinito che ci è concesso per l’operazione: non è solo una questione di polisemia dell’opera, oramai concezione assodata e indiscutibile, l’atteggiamento creativo di Dante Maffei è una offerta, rara e preziosa, come l’eclissi.

Esulando dalla raffinata logica che sottende la fruizione delle opere, il contenuto stesso dei lavori si riaffaccia alla metafora dell’eclissi come momento di parziale stasi (non a caso il verbo “eclissare” usato nella lingua corrente assume il significato negativo di “venir meno”) come penombra indotta, e forse obbligata, da cui si può uscire. Il riferimento, sia esso all’individualità esistenziale o al sistema culturale è evidente nell’opera “Next Phase” concettualmente consequenziale a “Grafie-diavoli che oscurano il sole”: l’artista ancora una volta si pone altruisticamente con un monito che è sopratutto un incoraggiamento annunciando la “primavera” di un divenire, appunto una nuova fase, da scovare sempre per gradi e da corteggiare nel rapporto testuale che accresce la stratificazione dei segni.

Come in un orbita ideale, le due opere, assieme, inscrivono i passaggi cogenti delle relazioni emotive e il loro evolversi dinamogeno in un sistema aperto ma pur sempre prevedibile in cui l’essere umano oscilla: le polarità del sentire, dell’agire e dell’esserci non solo altro che rendesvous imprescindibili dell’esistenza.

 

 

testo critico di “PERFECT NUMBER – 9 artisti, 9 curatori, 9 stanze, 9 project room, 9 personali. terza edizione

” SPONGE ARTE CONTEMPORANEA Pergola(PU) 2012

 

 

 

"L'opera rilegge la classica foggia del candelabro ebraico utilizzando tubi in acciaio,i bracci della lampada sono così tradotti in un moderno disegno sulle cui estremità poggiano le candele per l'accensione.Lo SHAMMASH è invece al centro,in posizione rialzata.Sia il basamento,sia i singoli tubi,sono percorsi da incisioni di lettere scavate e bruciate.L'artista ha dato alla sua lampada un senso funzionale e pratico,oltre che rispettare il simbolo che manifesta."

 

scheda descrittiva del Channukkiah di Dante Maffei

dal volume CENTO LUMI PER CASALE MONFERRATO  2010 Skira ed.

 

 ...E proprio a partire dalla diversa forma,rispetto alla forma del libro tradizionalmente conosciuta,si fonda la selezione che presentiamo.Con una precisazione:se per i Futuristi rinnovare la materialità del libro è stata conseguenza della ribellione alla tradizione del passato,contro la quale fin da subito scagliarono invettive,dagli anni sessanta in poi gli artisti hanno carcato altri modi per far convivere forma e contenuto in modo da dare al nuovo oggetto prodotto autonomia di opera d'arte.

E legare in maniera stretta un'idea ad una forma è da sempre la condizione basilare di ogni esperienza artistica.Stringere in maniera imprescindibile ed in un unico progetto questi due aspetti,separati nella comune editoria,ha portato a rinnovare e sperimentare,nella libertà tipica dell'arte,modelli che esulano dalla tradizionale stampa del testo sulla pagina-poi rilegata insieme ad altre per formare un volume.E se l'aspetto di volume talvolta è rimasto,si potrebbe assimilare più propriamente alla forma in scultura,la modellazione di uno spazio;il "volume" che l'oggetto libro ha assunto.

Ed infatti libri-oggetto,scatole,fogli sparsi,organetti sono alcune soluzioni sperimentate dagli artisti,fino a costituire una "biblioteca"di opere d'arte che si presenta come un "carnevale"di figure bizzarre-sotto le quali non si mascherano che alcune delle possibilità con cui si è rinnovata la ricerca artistica del nostro presente.

 

MARCO BAZZINI

Direttore Artistico del Centro per l'Arte contemporanea Luigi Pecci

 

da LIBRI E LIBRETTI,catalogo mostra presso la Biblioteca Auditiorium di Scandicci(FI) 2009

CONTAINER ART:THE ART OF PRAYER

 

Quella del'arte occidentale è la storia di una tensione tra iconolatria e iconoclasma.Questa tensione è anche dentro di noi,figli del nostro tempo e della nostra 

cultura.Amiamo la bellezza di alcune immagini,ma al momento di abbandonarci alle sensazioni che si generano dentro di noi,ci fermiamo.Ci blocchiamo.

L'iconoclastia del secondo Comandamento "Tu non ti farai immagine"si rivolge anche al fruitore tentato di usare un'opera a fini spirituali e causa interferenze.Distrazioni,commenti e persino movimenti saccadici dell'occhio.Il secondo Comandamento è nel nostro DNA spirituale e psicologico e rende il nostro sguardo timido davanti alla bellezza dei sensi.

Nell'estetosfera dell'arte contemporanea,vi sono alcuni artisti che sperimentano modi per avvicinare il fruitore al sacro senza fare uso di immagini,e neanche di concetti,forma più subdola di immagine,come ci ha insegnato una folta schiera di filosofi postmoderni.Sono artisti,questi,che attraverso le loro installazioni o performance chiedono al fruitore un gesto,un rituale o un movimento,che diventano lezioni di preghiera.Insegnamenti utili nei momenti di raccoglimento,quando si cerca una forma di dialogo autentico con il divino.

Questi artisti cercano una forma di bellezza più profonda di quanto la storia dell'arte possa avere prodotto fino ad oggi.

 

RONALD LEWIS FACCHINETTI  per Container Art OYOYOY Casale Monferrato 2008

GRAPHIE(Oltre la luce,metafore)

 

Geometrie modulari e forme ermetiche rigorose compongono i lavori dell'artista Dante Maffei,che assembla lastre di acciaio incise a bulino e laser,scolpisce la materia facendo emergere testi e parole luminose.Cardine di tutto il suo lavoro il tempo,visibile attraverso il paziente lavorio delle incisioni a bulino,il recupero e la ricerca della propria dimensione temporale in contrapposizione alla velocità del reale contemporaneo.Alcuni lavori appaiono come oggetti non finiti,come materia prima in stato evolutivo ma c'è già molto sulla superficie e qualcosa emerge dall'interno,rigoroso,protetto e quindi in parte celato,intuibile e decifrabile solo dalle citazioni illuminate-illuminanti che invitano alla lettura dell'opera,e soprattutto alla riflessione.Testi e parole.Significati esperibili unicamente grazie alla propria sensibilità,i punti di partenza da cui lo spettatore può liberamente porsi le domande e le risposte,trovare "un'energia frattale" in grado di liberare la propria fantasia e creatività.

"Graphie System of survival",è un monolitico blocco d'acciaio,dalle superfici incise graffianti e riflettenti,un contenitore di forme luminose che variano secondo l'angolo di osservazione.Per l'artista le superfici zincate e di acciaio lavorate non sono una semplice decorazione figurativa ma rappresentano il proprio spazio,il foglio su cui scrivere la poetica personale,il mondo privato dell'essere,il mezzo artistico del proprio pensiero....

 

STEFANIA DALLA TORRE da LUCE  2/2005

CRITICA

 

Quattro incisioni, ottenute dalla pressione su carta, di lamiere zincate a freddo graffiate con il laser, sono il lavoro scatti contro, di Dante Maffei. Le stampe, realizzate da Daniele Upiglio dell’atelier 14 di Milano, sono contenute in una cartella, ed accompagnate da una conversazione, tra l’autore e Pietro Bellasi. Le potenti incisioni della lastra modellano, sotto la pressione del torchio, il foglio di carta, ed imprimono ai segni una nuova dimensione scultorea. Segni impressi, da vedere, toccare e accarezzare in punta di dita come un nuovo alfabeto braille del disegno; la folgorante energia laser che li genera, diviene morbida sensualità nel segno in bassorilievo, dal caldo colore di terra d’ombra, carnoso e sensuale come una tatuaggio Maori.
Ma il segno increspato torna disegno se guardato ad occhi socchiusi, come in certi decori tracciati su pannelli di carta di riso della villa Imperiale di Katsura, in Giappone, del XVI secolo. Disegni nervosi e sfumati nel rilievo, inquadrature di sguardi più ampi, in equilibrio con ciò che non si vede, nelle campiture bianche senza segni che costringono a immaginare ciò che non appare, a completare il racconto.

Segni come sintesi, tra la contemporaneità del laser che incide con facilità le superfici più dure, e le origini del segno che si fa linguaggio.

Alla mostra sono presenti anche tavole di preparazione, bozzetti, prove, ad indicare un lavoro serio e appassionato che non confonde l’improvvisazione con la sapienza creativa, i tentativi con le tentazioni.

 

LUCA MAZZARI  2006 personale SCATTICONTRO SPAZIODELLAVOLTA Genova

 

 

Talora l'architettura anticipa le richieste dello KUNSTGEIST.L'architettura,con tutti i suoi limiti strutturali,dice la necessità di novità,originalità,bellezza,meno di autenticità in quanto stretta tra ambiente e finanza:se l'architettura anticipa,talora lo fa anche nelle distorsioni,attraverso un'estetica contraria ai canoni della tradizione:il bello è comunque l'originalmente nuovo.Ma non è così.Anche oltre la tradizione,se una cultura architettonica non si accompagna all'ordine(non all'ordinamento)e alla autenticità,non risolverà le contraddizioni che nascono tra preoccupazione di mantenere un dato,sterilità di invenzione,urgenza di sperimentare novità di tecniche e tecnologie,urgenza di pervenire ad una sintesi adeguata all'epoca che s'avanza,ovvero l'invenzione di una forma.Allora le altre attività artistiche,quando si muovono,anche timidamente,danno le proprie indicazioni e riprendono,autonomamente,a progettare teorie estetico-artistiche tentate nelle opere.Estetica e poetica sono "idee per";l'opera è "l'idea che è".L'azione artistico- poetica è ideazione.La pittura come la poesia,e come ogni altra poieticità,è problema di idee.Un'idea che si relaziona con una tecnica ed una  finalità e si risolve in opera d'arte.Zinco,laser,incisione:tradizione ed innovazione.Ieri e oggi.

Così si svolge l'opera di Dante Maffei,preparata con rigorosa disciplina e metodica da un corpus grafico fondamentale e fondante,dove il gesto supera la pittura gestaltica,l'informale,l'astrattismo,per rimanere matericità che lotta con la materia alla conquista di un luogo adeguato allo spaziotempo diverso da quello iniziale.

La materia è lì,ingombra,è già occupazione di tempo e di spazio,con i suoi riflessi,le sue lucentezze,le opacità,ombre e penombre.

Questa materia è per Maffei il blocco di marmo di Michelangelo,la tela paurente di Rothko,la parete impaziente di Masaccio,materia che deve essere tolta,eliminata,stravolta,trasfigurata in qualche cosa d'altro,che rimane indistinto nel progetto dell'artista e che si farà progressivamente sempre più chiaro a mano a mano che procede la configurazione,a mano a mano che materia si sgrana e si ricompone come materialità.Tagliare,incidere,perforare,scavare,questo il procedimento arduo dell'artista dinanzi ad un dato,perchè si compia il misterico avvento della giustezza:ogni parte trova il suo correlativo e l'assieme diviene il tutto.L'uno e i molti.

La moltiplicazione dell'uno;la riduzione dei molti.Avvento di trasfigurazione.

E questo attraverso una tecnica consona che lega il passato al presente,il bulino e il laser,mentre marmo,intonaco,tela sono mutate in lastre zincate che comunque continuano ad opporsi,rimangono ostacoli al percorso essenzializzante dell'operare artistico.L'Arte è un presente continuato nel cambiamento delle apparenze.E allora i maestri,i compagni di strada di Dante Maffei si riaffacciano,per essere superati come lo sono,quando la parete levigata viene sezionata e ricomposta,lavorata con 

la pennellata nuova-il laser-,quando viene ombrata e illuminata da intervalli che sono toni.Ritmo di apertura e di chiusura,di concavo e di convesso,di alto e di basso,di tolto e di addotto,ritmo di un respiro responsabile che progetta,Maffei,che conosce la materia,sa gli strumenti,sente che il progettato sta lentamente icasticamente avvenendo.

L'arte è una "relazione riuscita" nell'attraversamento degli stili,delle proposte degli artisti che ci hanno preceduto e dei contemporanei che rispettiamo,incuranti ,come Maffei,della discordanza dei testi,occupati-preoccupati-della lingua che abbiamo e ,lentamente,continuiamo a costruire a partire da un linguaggio comune,quella lingua che mi distingue,nella quale mi sono deciso e decido la mia opera,affinchè il mio segno,che è parola,rimanga marchio indelebile contro il ludibrio del mondo a cui non appartiene,a cui non è stato affidato,se non per momentanea necessità ontologica.

Siamo materialità e spirito,non angelicità,e nella memoria di questo cerchiamo una luce,i neon di Dante Maffei,proprio quella luce che illumina la musica dell'acciaio,illuminazione che è Poesia,transitante passione e disperazione,centralità impedente naufragi e derive,anzi rovesciandole in presenze fino alle note più alte della singolare testimonianza.

 

ETTORE BONESSIO DI TERZET  dal catalogo DANTE MAFFEI LA REGOLA DEL GIOCO ed.MIMESIS 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

......Dante Maffei, nato a Bologna dove vive e opera, nel lavoro intitolato Graphie/System of Survival anticipa già due elementi informativi della sua attitudine a scrivere, incidendo a bulino e laser, su lastre di lamiera zincata, la forma e il suo divenire sulla superficie di un volume che si rapporta, a sua volta, al volume strutturale dello spazio che lo ospita, alla luce del neon retroilluminante. Altro elemento di anticipazione è il suo relazionarsi all’arte come Sistema di Sopravvivenza. In sintonia con un’avventura spaziale che, da Lucio Fontana arriva a Daniel Libeskind, Maffei si esprime sul territorio mobile e sensibile dello sconfinamento dei generi, coniugando l’immaterialità mentale del processo con la materialità dell’intervento manuale, facendo interagire la scrittura con la scultura e l’architettura, con l’esito di una opera leggibile al di fuori delle coordinate convenzionali dello spazio_

 

Viana Conti , da MEDESIGN Forme del Mediterraneo Genova 2004 Galleria Rotta Farinelli

 

"AGORA'" è titolata la performance di Dante Maffei,giovane artista bolognese,inaugurata nei giorni scorsi allo SPAZIODELLAVOLTA,in Piazza Cattaneo,Genova.

E' una di quelle installazioni che si debbono vedere se si vuole avere un'idea del rinnovamento estetico che ha coinvolto il mondo contemporaneo confidando nel filo conduttore che collega,negli ambiti dell'architettura neoplastica,i processi creativi di De Stjil,alle ambientazioni luminose di Alviani e agli equilibri formali del primo minimalismo italiano alla Lorenzetti

Nella sua opera che integra l'incisione a bulino con l'uso del raggio laser,Maffei riprende gli equilibri spaziali dell'architettura moderna(dalle concezioni di Gerri Rietveld sulla elementarità formale,divenuta caratteristica espressiva della nuova progettazione,a quelle  etico estetiche di Jacobus Joannes P.Oud che componevano l'insieme armonioso dei volumi e,con essi, probabilmente consapevole dei caratteri specifici di quel "Progetto e Destino" dell'arte con cui Argan aveva prospettato,nei primi anni Sessanta del Novecento,il valore della progettazione costruttiva nel contesto delle metodologie cotemporanee.

Maffei,con la prospezioni spaziali di Agorà e alle quali non debbono essere estranei gli interessi conoscitivi dei cubo futuristi russi,allude,probabilmente,alle possibilità della metodologia intenzionata dell'espressività fine a sè stessa,ovvero alle facoltà proprie della intenzionalità progettuale spinta oltre le necessità produttive degli oggetti(design),e,insieme,alle risorse della "decorazione",laddove non si considerino gli effetti esteriori del decoro ma si rifletta sulla sua natura spaziale in rapporto ai problemi teorici ed estetici dell'architettura.

Da quelli,infatti,sembra ripartire Maffei volgendo al superamento del "minimale",certo dell affermazione di Sol Lewitt che,dopo aver investigato l'idea 

stessa di arte,asserisce che "tutte le idee sono arte se hanno a che fare con l'arte e se cadono all'interno delle convenzioni artistiche".

L'installazione di Maffei,che attesta i riferimenti a una storia dell'arte sperimentale e in divenire,dice le chances dei materiali e le potenzialità di intervento in essi e nell'ambiente che li accoglie da parte di un artista consapevole delle capacità costruttive del proprio immaginario.

 

GERMANO  BERINGHELI  

da L'OCCHIO SENSIBILE, rubrica del SECOLO XIX giugno 2002

 

DANTE MAFFEI :    AGORA'   STRATIGRAPHIE

 

VIANA CONTI:Come in un film di Peter Greenaway,le figure chiamate in causa in Agorà sono l'artista,gli architetti Luca Mazzari e Liliana Leone...e il critico d'arte.

LUCA MAZZARI: Questa installazione ambientale rappresenta la prima mostra,nella storia del nostro spazio espositivo,che un artista concepisce a partire dalla specificità del luogo.Non intendo dire dalle misure dello spazio a disposizione,ma dalla possibilità di riformularlo.Diverso sarebbe il discorso per un oggetto di Art Design,sorta di pret a porter ambientabile qui come a Hong Kong o Honolulu.Nella storia dell'arte è così che la committenza ha determinato il legame indissolubile,a livello creativo e funzionale,tra lo spazio e l'opera,è sul rigore di questa richiesta che l'artista ha messo alla prova,nella risposta,la dismisura della sua capacità inventiva.

DANTE MAFFEI :Pienamente d'accordo.Anzi questo mio intervento spaziale nasce in polemica con quel modo di operare che si rapporta direttamente e intercambiabilmente alla galleria d'arte, alle pareti di un possibile museo,allo stand di una fiera.Sono radicalmente contrario a questa logica,perchè non mi stimola né come obbiettivo né sul terreno processuale del lavoro.

VIANA CONTI: Che tu operi sul terreno dello sconfinamento dei generi, dando risonanza a più voci è evidente,ma perchè ti misuri espressamente con uno spazio che si mobilita a tutti i livelli sotto il segno dell'architettura?

DANTE MAFFEI: Diciamo che la mia utopia è quella,guardando da Lucio Fontana a Daniel Libeskijnd,di concepire linguisticamente ed emotivamente un'opera che produca una lettura inedita dello spazio.Non voglio rinunciare con i miei strumenti,i miei materiali,i miei dispositivi mentali e fattuali,a esprimere un evento estetico dove materia e immateriale diventano compossibili,interattivi anche nei confronti del fruitore,che si disponga a recepire l'opera nel suo dire e nel suo tacere,nei

suoi tempi consapevolmente decelerati di percezione.

LILIANA LEONE: Dietro a questa parete zincata avverto l'urgenza di uno spazio di luce continua che filtra in superficie attraverso le slabbrature espressioniste delle lacerazioni al laser,i tentativi di sfondamento e di provocazione delle scalfitture,graduando così,nel passaggio di strato in strato,i diversi livelli di percezione.

VIANA CONTI: A proposito di utopie,vedo che citi Sant'Elia,che riporti una frase emblematica da IL SUBLIME E'ORA del critico d'arte Massimo Carboni,nelle tue iscrizioni su lamiera zincata.Il tuo percorso esclude ogni equivoco sulla disinvoltura del far arte ricorrendo alla tecnica digitale.

Il fatto che ricorri al laser,per aprire un varco alla luce del neon sotteso alla lastra metallica,paradossalmente non è altro che un ulteriore modo di metterti in questione sul terreno insidioso della tecnica.Facendo questo uso tautologico di un fascio di luce coerente per fare luce nell'oscura incoerenza della materia, opponi frontalmente l'immaterialità di un'emissione radiante alla materialità forte del supporto.

LUCA MAZZARI :Leggendo un testo di Pietro Bellasi,vengo a conoscenza delle tue qualità di incisore anche sul campo innovativo delle lastre trattate al laser:questo processo diventa illuminante ai fini della lettura della tua installazione come possibile matrice di una iperdimensionata puntasecca...

VIANA CONTI: Puntasecca virtuale,intenzionale,nel senso che il suo destino è di restare matrice di un'opera potenzialmente riproducibile,ma effettivamente congelata nel suo darsi come pezzo unico. In te Walter Benjamin potrebbe riscontare un'appartenenza alla contemporaneità della tecnica,senza incorrere alla perdita dell'aura.Qualità ineludibile della tua opera,in quell'Agorà che intitola significativamente la mostra e che hai heideggerianamente dischiuso nello spazio,è la compresenza di istanze conflittuali come il ricorso al laser per un discorso di spessore emozionale,la coniugazione di improvvisazioni gestuali,rinvianti a modi del jazz,con un'ortogonalità lirica venata dalla memoria di Klee,l'immaterialità del processo applicato alla materialità fabbrile,l'innesto della scrittura sulle pareti di una scultura,di abitabilità architettonica e,dulcis in fundo o in cauda venenum,che dir si voglia,l'assunzione provocatoria della voce del critico nella fluidità cartografica dei tuoi filiformi meandri di segni.

 

Frammento di una conversazione a 4 voci tenuta a Bologna alle ore 18e30 di lunedì 13 maggio

2002,nell'atelier dell'artista

Testo pubblicato in occasione della personale AGORA' STRATIGRAPHIE

SPAZIODELLAVOLTA GENOVA 2002

 

 

Estratto da SCATTICONTRO

conversazione con Pietro Bellasi 

 

"  ...Tu dai il via ad un evento che poi controlli fino ad un certo punto,il resto va da sè,è un 'operazione in qualche modo alchemica,deponi sulla lastra l'aggressività di una gestualità istantanea,immediata,fulminante e questo lo si vede;e poi vedi cosa accade cioè gli accadimenti successivi ti appartengono ma sino ad un certo punto.Lasci poi che il laser,il metallo stesso,gli inchiostri,altre sostanze chimiche,e così via,facciano il loro lavoro.

Poi ,che tutto questo si depositi sulla carta.E mi pare straordinario il deposito sulla carta che è esso stesso una sorta di avventura,di viaggio.

Quello che a me impressiona moltissimo è il fatto che di solito,l'incisione è qualche cosa che si esaurisce sulla superficie,si tenta molto spesso con la vernice molle di creare delle terze dimensioni;qui non è tanto la terza dimensione della vernice molle,sono sfondamenti in profondità che appaiono vermente straordinarie pensando che si svolgono sulla superficie di un foglio di carta..."

 

Bologna,2000

da SCATTICONTRO,cartella di 4 grafiche a plasma laser,2004 ed.Stamperia D.Upiglio e Atelier 14 Milano 

ARTE GIOVANE : DANTE MAFFEI

 

Anni 37.Molta grinta,decisione,non ama  le perdite di tempo,nè i tentativi avventati.Il bolognese Dante Maffei(nella sua città ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti)lascia riflettere queste sua caratteristiche nell'opera,asciutta e post minimalista nella forma e nei materiali.

Le sue forme plastiche occhieggiano al design:è solo un problema di adattamento del modo di pensare e di fare all'eventuale domanda.Il risultato non penalizza lo scultore e la sua libera fantasia.Tecnicamente è uno sperimentatore.Trovo interessante la fusione di incisioni a bulino col laser su lamiera zincata,non senza intervento di neon.Inoltre Maffei fora la lamiera ottenendo cenni lettristici.La parola entra così in gioco,senza perentorietà,ma con la discrezione richiesta in un'ambientazione dalla luce soffusa che invita quasi all'intimismo a dispetto del suo carattere estroverso e teso al dialogo.Forme libere persino ammiccanti all'informale tessono trame narrative che non vogliono essere fine a se stesse.Trovano un canale semantico in un gioco di griglie ortogonali a esse affibbiate anche con tono aggressivo dovuto allo spessore del contorno.

Si tratta di un artista che alla serietà e  rigore unisce capacità ideativa e progettuale e disponibilità verso le sorprese del nostro tempo complesso.I suoi "valori plastici" a ogni modo non si consolidano nell'oggetto da ammirare.Maffei ha una precisa vocazione al contesto e all'ambiente.

L'installazione è un' occasione di indugio ma pur sempre una partenza.

 

CARMELO STRANO  da L'ARCA n.140  1999

 

...La musica,la luce,la parola sono tutt'uno,in un unico vocabolario,un'unica operatività per il nostro Dante Maffei e la sua Eclisse estensione incursione.Un lavoro sugli 

spazi del divertimento da parte di un giovane artista bolognese,che sa mescolare indifferentemente citazioni di William Burroughs,testi di Guru dal suo Jazzmatazz,con le "premonizioni" di Sylvian.Insomma un meltin pot transculturale,che sa disegnare un'opera fatta di luce,di metallo,di suoni e superfici...In Maffei,il neon,diviene strumento problematico,non definitivo,portatore di luce frammentata,spezzata,che non chiarifica,paradossalmente"non illumina",ma depista,distrae,disturba la visione.Tutta un'altra storia.Non a caso si parla di Eclisse,come emblema chiave per questa installazione presso la Discoteca La Capannina di Bologna(1996).L'artista ormai entra prepotentemente nei luoghi del ballo(l'incursione);non si chiude più negli spazi angusti dell'io,nei vuoti a perdere accademici della ricerca,ma si confronta e si mescola con la gente,cercando un dialogo,una comunicazione,una provocazione.Così le sue sculture sono due grandi pareti che sconvolgono lo spazio abituale della pista e lo aprono al mistero della visione.Due grandi colonne inclinate:Two words,quasi totem incisi,presenze inevitabili e perentorie...

 

STEFANO PAVARINI da I TESTI DELLA LUCE,1998 LIGHTING DESIGN n.51

DANTE MAFFEI:

L'ECLISSE,UN ISTANTE DOPO

 

Da sempre,anche sulle tele o nei disegni su carta,per Dante Maffei l'eclisse,con la sua arcana maestosità cosmica,è metafora generativa per eccellenza:una sorta di evento primario,di big bang,un accadimento originario da cui iniziare a narrare storie di luce.

Anche se l'eclisse,per lui,è soprattutto l'attimo successivo,l'istante dopo:quello del turbine catastrofico in cui la luce sfonda,da vortici di buio,la opacità di un diaframma sottile e gelido di ombra e cecità.

Cosicchè in realtà,Maffei stravolge il significato etimologico di "eclisse":il greco ekleipen significa abbandonare,venire a mancare.Qui si tratta invece di un ritorno,di una ripresa ,della luce che corrode,lacera e sfonda da dietro;e che,tuttavia,ha così la sua prima ragione di essere nell'oscurità che la precede.Proprio per il chiarore debole e effimero della candela che accompagnava la reverie di Gaston Bachelard,scavando una nicchia di luce nella densità massiccia del buio notturno:"Ogni oggetto del mondo,amato per il suo valore,ha diritto al suo proprio nulla.Ogni essere irraggia questo suo essere,un pò di essere,l'ombra del suo essere,dentro al suo proprio non-essere."(La flamme d'une chandelle).

Insomma l'evento-luce segue senza soluzione di continuità,seppur drammaticamente,l'evento non-luce.Questi poi,a loro volta,soprattutto nelle installazioni,interferiscono e si combinano con l'evento-scrittura(l'evento -parola) e con l'evento-silenzio.A parte le carte ed i cartoni per i "disegni"(resi spesso vigorosamente materici dal flatting,dall'aggrumarsi della fusaggine e da profonde abrasioni e graffiature),Dante Maffei predilige oggi la lamiera zincata.E' un materiale di per sè assai algido,persino"triviale" e pacchiano nella sua ovvia utilitarietà strumentale:un materiale,si direbbe, esteticamente sordo e inerte,totalmente definito dalla sua assoluta ed esaustiva superficialità.Tanto più sorprendente dunque che da questa stessa superficie possano suscitarsi segni di luce:incisioni,graffiature,fasci compatti e omogenei di abrasioni a organizzare strutturazioni geometriche e modulari,oppure getti,flussi,deflagrazioni,morbide nappe e correnti sorgive di scalfitture e di morsure alla deriva,a "disturbare",con la loro vocazione dinamica,nomade e frattale,griglie e scansioni quasi cibernetiche.

Spesso poi le incisioni di luce si condensano e si organizzano in strutture di scrittura netta e decisa,come di insegne:significanti e brevi frasi icastiche risplendono in un baluginare di superficie,in un nitore di squillante epidermicità metallica.Ma anche in questo caso è in agguato ciò che potremmo chiamare "un'energia frattale":l'irruzione a sorpresa,imprevedibile,di corrosioni,di rotture,di sfondamenti e di lacerazioni "caotiche"di quelle stesse superfici,a liberare improvvisi getti,scoppi,punte,lamine,fiotti,efflorescenze,tracimazioni,cristalli di una luce raggelata che si libera e fuoriesce dall'incrinarsi o dallo sgretolarsi di uno spessore.

 Anche qui,evidentemente,la metafora dell'eclisse;anzi,dell'attimo sospeso dell'attesa in cui dall'oscurità si genera un bagliore crepitante.

Insomma,per Dante Maffei,il "ritorno della luce" è sempre in certo modo casualità,evento frattale che,come sfondamento,eruzione e irruzione dell'immaginario e della sua creatività libera e disinibita(il coraggio e l'entusiasmo delle emozioni e dei sentimenti),disarticola e scompiglia l'indifferenza strutturale delle mediazioni simboliche."L'immaginario dell'eclisse" richiama quella dinamicità dell'amorfo di cui tratta Gaston Bachelard a proposito del rapporto della luce con le nubi e le nebulose(oggetti cosmici per eccellenza) nel suo L'air et les songes:"La potenza formale dell'amorfo che cogliamo in azione nell'"immaginario delle nubi",questa totale continuità della deformazione deve essere compresa dentro una vera e propria partecipazione dinamica(...)E' necessario collegare al volo lineare degli uccelli il volo che rotola,il volo globulare,la rotondità di bolle leggere.La continuità di questi dinamismi soppianta la discontinuità degli esseri immobili.Gli oggetti risultano più distinti fra di loro,più estranei al soggetto quando sono immobili.

Quando cominciano a muoversi,essi a loro volta muovono in noi bisogni e desideri che si erano assopiti(...).Al poeta pare che la forma delle nuvole possa portar via con sè il dolore,il metallo,il grido".

Il vortice dell'eclisse-nebulosa-nembo appare nel grande duplice pannello della installazione,un immenso,remoto squarcio cosmico su una superficie di incisioni fibrillanti dietro o dentro una struttura a griglia modulare:piccoli bagliori di segni implosi e più estese esplosioni di riflessi lucenti coniugano gli elementi primari,le due componenti fondamentali,dal cui contrasto e dalla cui dialettica si ingenera e si sviluppa la poetica di Maffei:la strutturazione simbolica(ritmi geometrici e scansioni linguistiche di scrittura)e la deriva  frattale dell'immaginario come"potenza formale dell'amorfo" e dell'incongruo,come libertà affettiva,esuberante e sanguigna del segno,come sorpresa ed energia della casualità,come turbolenza della partecipazione e dell'empatia,dinamicità dell'entusiasmo,coraggio dell'emozione,piacere nelle avventure della gestualità,abbandono alle presenze pulsanti del dubbio.Si direbbe che Dante Maffei esasperi fino a conseguenze estreme questo contrasto,spingendolo fino al paradosso o,meglio,all'ossimoro vero e proprio.Del resto è essenziale al suo stile lo stridere del supporto freddo e inerte col calore della vitalità e istintività gestuali che incidono e abradono.O anche la contraddizione che si viene a creare fra gli effetti"di superficie"(dei segni e delle scritture graffite) che, come tatuaggi delle epidermidi metalliche ne sottolineano "la strutturalità"rigida,compatta e tesa;e,d'altra parte,le corrosioni profonde e gli sforamenti del laser a svelare la superficie come"crosta",a sfondare oltre,verso l'arcano di una"luce altra":aloni,punti,raggi che si liberano come metallo liquido.Ancora una volta si tratta come di deflagrazioni e di esplosioni di energia frattale che improvvisamente e inaspettatamente rompono i sistemi di senso nel loro combinarsi significante:d'un tratto la scrittura di una parola,di una lettera,si incaglia,si inceppa,cambia corso.Invece di proseguire a scivolare slittando sulla superficie,si impenna sulla soglia della terza dimensione e,presa da una sorta di incantesimo,di sindrome allucinatoria,di raptus energetico,vi penetra fino a scoprirvi una segreta falda di luce:indizio,enigma di una quarta dimensione?Certo,nel suo scontro con le durezze della strutturazione simbolica,l'immaginario(la reverie,direbbe Bachelard)può anche questo.

Pure qui,dunque,come in altre installazioni realizzate in precedenza,alcuni pannelli dell pareti brillano di inquietanti parole graffite:ECLISSE-APPARENTLY NOTHING-CONSEQUENCES.In "eclisse" e in "apparently nothing" l'incisione preme e rompe in numerosi sprofondamenti che evocano sonorità d lacerazioni e di secche fratture;e poi il crepitio di luce appena sorgiva a significare "l'oltre",l'al di là di ciò che i significanti e le loro connessioni riescono a dire.Ma,vicino al grande pannello della nebulosa eclisse,"consequences" presenta un'anomalia drammatica che,direi proprio,rimette in questione,sotto un segno nuovo di dubbio e di ambiguità,il senso dell'intera composizione:le  lacerazioni delle superfici incise dalle lettere non incontrano alcuna sorgente,alcuna riserva di luce che filtri ed erompa all'esterno,dietro e dentro la superficie semplicemente un'altra superficie densa e chiusa,un altro diaframma cieco.Ovvero dietro una eclisse un'altra eclisse in un angoscioso e inspiegabile blocco dell'"istante dopo".

E' un punctum di grande tensione emotiva,di sospensione e,vorrei dire, di attesa trepidante.Certamente punto di arrivo per una partenza nuova che ci 

lascia col fiato sospeso.Come sottolinea Viana Conti nel catalogo dell'esposizione di Faenza del 1997,oltre che con la pittura e con la scultura,Dante Maffei si misura anche costantemente con l'architettura:così,a parte le mostre e le installazioni in gallerie e in altri luoghi deputati,egli progetta e realizza arredi(come lo scorrimano luminoso dello STUDIO LIGHT di Milano) o interi ambienti pubblici come le strutture in acciaio e neon della Discoteca LA CAPANNINA di Bologna.E' molto importante ricordarlo proprio per evidenziare il fatto che il suo pluralismo espressivo(pittura,scultura,incisione)coniugato con quello delle tecniche e dei materiali(acrilici,inchiostri,matite,fusaggine,collages,lamiere,bulino,laser,viti e bulloni,neon) confluisce e trova espressione piena in installazioni che si strutturano in veri e propri spazi architettonici a creare e costruire ambientazioni,atmosfere cariche di energie e di vigorose tensioni simbolico-immaginarie.Certo è la ripresa di una tradizione 

rinascimentale,in una chiave assolutamente contemporanea,con risultati spesso esteticamente sorprendenti,di grande originalità,di forte impatto visivo e suggestione emotiva.Con una sorta di espressionismo strutturale costituito dall'assunzione di tutte le contraddizioni di cui ho parlato,Maffei reinterpreta e rielabora in chiave personalissima alcune delle grandi sperienze dell'arte contemporanea.Per farla molto breve:dallo spazialismo di Fontana al monumentalismo dei materiali quotidiani e industriali di Kounellis,ai gelidi nitori delle "celle" di Samaras,alla epicità monumentale di Kiefer o di Staccioli:senza dimenticare la grande lezione di uno dei maestri di Maffei,Mario Nanni con le magie e gli incantesimi spaziali delle sue "colonne" e dei suoi enviroments.

Ma qui la sensazione è quasi quella di entrare dentro una macchina,un luogo sperimentale,un laboratorio nel quale,in qualche modo,si ingeneri una sorta di accelerazione di elementi e di innalzamento delle loro reciproche tensioni,nell'intensificarsi delle interazioni con i visitatori;e alcuni inserti strumentali come le 3 maniglie applicate di fianco ad un pannello(come ad azionare un suo scorrimento)rafforzano quell'impressione.Così il coinvolgimento è sospeso obliquamente fra la raggelata"tecnicità" delle strutture e dei materiali e l'inquietante ambiguità frattale dei "messaggi dell'amorfo":la grande galassia-eclisse,il nomadismo significante delle"insegne",gli sfondamenti tridimensionali degli effetti di superficie,le tracimazioni di luce,gli strati successivi di oscurità...

Allora ci si accorge che "la macchina" accelera di colpo proprio quello scontro,quella dialettica che abbiamo sostenuto essere il fondamento generativo dell'arte di Dante Maffei:fra la strutturazione e le scansioni del simbolico da un lato,le libere e imprevedibili derive dell'immaginario dall'altro.Per riprendere la metafora di Gaston Bachelard,fra "il volo lineare degli uccelli e il volo che rotola,il volo globulare,il volo rotondo di bolle leggere":le nubi.

Un contrasto,una contraddizione,una coesistenza contraddittoriale dove si addensa una delle tensioni più drammatiche se non tragiche del nostro tempo:come fra gli altri,riferendosi ad un problema apparentemente di forma,tanto polemicamente ne aveva scritto Friedensreich Hundertwasser:"Nel 1953 mi resi conto che la linea retta porta alla caduta dell'umanità.Ma la linea retta è divenuta una tirannia totale!E' una linea tracciata da una mano pavida,col righello,senza riflessione o sentimento,una linea che non esiste in natura.E quella linea costituisce il corrotto fondamento della nostra dannata civiltà.Anche se da più parti è stato osservato che essa ci sta rapidamente portando alla malora,il suo corso continua ad essere disegnato...Ogni opera realizzata con linee rette nasce senza vita.Oggi siamo testimoni del trionfo della cultura razionalista,eppure ci troviamo davanti a un vuoto.Ed è vuoto estetico,deserto di uniformità,criminale sterilità,perdita di potere creativo.La creatività stessa è prefabbricata.Siamo diventati impotenti,incapaci di creare.Questa,è la nostra vera ignoranza".

 

Bologna,aprile 1998                                                                                                                                                PIETRO  BELLASI

 

dal catalogo DANTE MAFFEI PROGETTO CANONICA ,Galleria CANONICAARTE MILANO  1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

               

             


 Da scalfitture tracciate nei secoli
sfere di luce appaiono,liberate
monito per colui che del raggio
si è privato
che del ponte fra un gesto di calore
e la mano
ha sotteso l'inganno,oscurando
le macchine parlanti.
Dove l'arte si avvicina alla vita
ecco lo sbalzo di tensione.
Il monolito invade l'effimero
e,di quelle astruse energie,
diviene,aspirata solitudine.
L'Arte è nella vita,ma,del reale,
l'incauto oltraggio
è sviscerato.
Rappresentazione di un mondo
che esclude l'attimo,lasciando spazio
a un periodo atemporale...
l'Arte rappresenta il transito;
l'atipico insinuarsi di freddi
concetti...forse il distacco
dove il tempo ritorna agli uomini,
divina creatura di un olimpo pagano.
La luce trasmette,ma il ricettore
è confuso e dell'occhio privato.

GIAN RUGGERO MANZONI

da DANTE MAFFEI Eclisse,Quaderni del Circolo degli Artisti Faenza 1997

Il coraggio di un atto di fede nel segno che si distende  o che,a volte,si avventa con aggressività espressionistica sulla materia e vi suscita eventi primari di scrittura pittorica e aurorali epifanie di luce.

Qui,in questo atto di fede robusta e sorprendentemente matura (data la così giovane età dell'artista)sta il baricentro etico del lavoro di Dante Maffei.
Nelle vorticosità vigorosamente materiche e quasi gestuali oppure delicatamente cromatiche degli olii precedentisi era già esercitata questa convinzione,al tempo stesso misurata e fremente,di poter far parlare alla materiail linguaggio non solo delle sensazionima,diciamolo pure,dei sentimenti.

Affascinante premonizione creativa dentro una post modernitàche,stanca ormai delle aspirazioni e dei riti penitenziali dell'insofferenza,del distacco affettivo e del cinismo spesso paradossalmente moralistico,sembra riprendere a cercare i criteri e le strutture elementari di una qualche forma di coinvolgimento e di impegno.
Qui Dante Maffei affronta,con la lamiera di zinco,uno dei materiali più freddi,più muti,più totalmente disabitati;col bulino e con la delicatezza dell'incisione(quasi si trattasse dell'acquaforte o,piuttosto,dell'acquatinta)intesse,in una sorta di nebulosa remota,come un campo magnetico,uno spazio d'attesa
,anzi di trepidazione,di fibrillazione simbolico-immaginaria.
Poi,come in Eclisse,i graffi che si erano depositati e addensati in ciuffi,in morbidi intrichi di tracce,poco a poco si fanno aggressivi a corrodere ,a smangiare,a sgretolare e infine a sfondare la superficie che si apre all'avvento lancinante della luce,metafora dell'evento creativo come riscatto folgorante della materia  alle avventure turbinose

di un linguaggio che si sorprende a raccontare.

 

PIETRO BELLASI

da L'ARTE CONTEMPORANEA A BOLOGNA ed.GRAPHIS 1993


 

 

Giustamente l'attenzione dei giovani artisti,va al linguaggio,perchè essi sanno che è nel linguaggio che,nel presente,si gioca tutto.e' nell'atto espressivo come tale che il linguaggio fa fede a sè stesso,ed è ancora il linguaggio che rende ragione del significato che vuole comunicare.La dimensione estetica-ovvero ciò che possiamo tornare a chiamare ricerca del "bello"-sta in un nuovo rapporto con le "cose",e quindi nel modo di riconoscersi affini ad esse.Il compito del giovane artefice è forse quello di rinnovare la visibilità di ciò che sfugge al nostro sguardo,e quindi di proporre una "diversa visibilità del mondo",e,magari,un cambio rapido e continuo di posizione tra reale e possibile.

Dante Maffei ,nei suoi ultimi lavori-trittici:un pannello centrale dipinto e due laterali in lamiera-ci parla di "angeli",anzi ci rende visibile solo un lungo braccio angelico  fatto di pura materia di luce,si tratta di una forma che ci appare improvvisa,in un guizzo di energia,energia esonerata dalla caducità,dall'instabilità,dall'impermanenza e dalla corruzione.Le lamiere laterali si danno,in fondo,come specchi,che forse raccolgono ciò che da noi incessantemente fluisce,specchi freddi dunque,di impercorribili sentieri.Maffei cerca allora di afferrare quello"spazio di mezzo"che sta tra il pensiero e il mondo,immagine di quel mondo intermedio in cui,nel pensiero antico,si mescolavano le figure della vita alle figure celesti.La mano tesa verso l'alto dell'"angelo" è allora lo schermo che protegge il nostro essere umani,questa nostra felicità di essere qui ed ora,questa possibilità di dar forma alle cose,di far diventare mondo e materia ciò che giace presso,e dentro,di noi.

Che cosa significa ora questa figura dell'angelo?Forse essa è un'entità che ci redime dall'escatologia quotidiana,ovvero polverizzazione,viziata abitudine,inventario di ciò che ci abbandona e di ciò che resta.Il mondo grigio del presente ,trova nello slancio del braccio illuminante e avvolto di energia,il suo punto di svolta,la voce che si leva anche nel mondo delle ombre per offrirsi come forma di luce.

Nel blu profondo della superficie magmatica si manifesta il fascino del silenzio come verità e profondità,una verità diversa ma non antitetica,da quella della scienza odierna.Questo silenzio costituisce l'esperienza principale di quel "fare" dall'interno del linguaggio,e non dall'esterno,in cui l'artista deve collocarsi.Maffei è certo consapevole della necessità di esercitare un altro ascolto delle cose,perchè il lavoro dell'arte è propriamente un lavoro su sè stessi,su come si guardano le cose e su che cosa si vuole da esse.

Si affaccia,ora,ancora una volta,il problema dell'etica,che indica una re-individuazione del luogo stesso in cui ci si colloca,in cui si pensa,in cui si dipinge,in cui dobbiamo tornare a specchiarci.

 

MARISA VESCOVO  maggio 1989 da Dante Maffei Scaglie dell'anima , Galleria 2E Suzzara

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